Stagione 2019-2020
Il cammino della speranza
Regia: Pietro Germi
Soggetto: Federico Fellini, Pietro Germi, Tullio Pinelli, ispirato al romanzo "Cuori negli abissi" di Nino Di Maria
Sceneggiatura: Federico Fellini, Tullio Pinelli
Fotografia: Leonida Barboni
Montaggio: Rolando Benedetti
Scenografia: Luigi Ricci
Musiche: Carlo Rustichelli e Franco Li Causi
Interpreti e personaggi: Raf Vallone (Saro Cammarata), Elena Varzi (Barbara Spadaro) Saro Urzì (Ciccio Ingaggiatore), Franco Navarra (Vanni Barillà), Liliana Lattanzi (Rosa), Mirella Ciotti (Lorenza), Saro Arcidiacono (ragionier Carmelo Musco), Francesco Tomolillo (Misciu), Paolo Reale (Brasi), Giuseppe Priolo (Luca), Renato Terra (Mommino), Carmela Trovato (Cirmena), Angelo Grasso (Antonio Verdirami), Assunta Radico (Beatificata), Francesca Russella (nonna), Giuseppe Cibaldo (Turi), Nicolò Gibilaro (nonno), Chicco Coluzzi (Buda Cammarata), Luciana Coluzzi (Michelina Cammarata), Angelina Scaldaferri (Diodata Cammarata)
Produzione:Italia, 1950
Durata: 100 min
La chiusura di una zolfatara in Sicilia mette sul lastrico i minatori. La lotta non serve. La disperazione induce alcuni ad ascoltare la proposta di Ciccio, che dice di aver trovato per loro un lavoro in Francia e promette di guidarli fin lassù. Saro convince gli altri ad accettare. Tutti si privano dei soldi che gli son rimasti e li consegnano a Ciccio. E, con le famiglie, partono verso il Nord ...
Il film, che in origine doveva intitolarsi Terroni, incontra ancora prima della sua uscita diversi problemi di censura, soprattutto per alcune scene riguardanti l’operato delle forze dell’ordine, ma vince l’Orso d’Argento a Berlino e rimane uno dei risultati più significativi del lavoro di Luigi Rovere, da garzone di falegnameria diventato in pochi anni uno dei più importanti produttori italiani.
«Il cammino della speranza è neorealismo epico, una ballata popolare scandita dalle note malinconiche ma non rassegnate di Vitti ‘na crozza. È un film tutto italiano, ai limiti del regionalismo, viaggio morale attraverso il paese, da Sud a Nord […] ma potrebbe anche essere una storia americana degli anni bui, e se un rimando appare davvero inevitabile è quello a The Grapes o Wrath (Furore, 1940) di John Ford: gli stessi poveri, perché i poveri sono uguali dappertutto; la stessa gente costretta a lasciare per sempre la terra dov’è nata e dove non potrà morire; lo stesso viaggio, stipati come bestie, attraverso la miseria e verso la speranza; gli stessi sguardi muti in cui al fondo della tristezza e della rassegnazione si accende ogni tanto qualche lampo di rabbia o perlomeno di consapevolezza. Anche qui i protagonisti vagano, trascinandosi dietro bambini dagli occhi tristi, per un paese che è il loro ma che li considera estranei, intrusi; […] anche qui non perdono mai del tutto la speranza»
(E. Giacovelli, Pietro Germi, La Nuova Italia, Firenze, 1991).
Butch Cassidy
Titolo originale: Butch Cassidy and the Sundance Kid
Regia: George Roy Hill
Soggetto e Sceneggiatura: William Goldman
Fotografia: Conrad L. Hall
Montaggio: John C. Howard, Richard C. Meyer
Musiche: Burt Bacharach
Scenografia: Philip M. Jefferies, Jack Martin Smith
Costumi: Edith Head
Interpreti e personaggi: Paul Newman (Butch Cassidy), Robert Redford (Sundance Kid), Katharine Ross (Etta Place), Strother Martin (Percy Garris), Henry Jones (venditore di biciclette), Jeff Corey (sceriffo Rey Bledsoe), George Furth (Woodcock), Cloris Leachman (Agnes), Ted Cassidy (Harvey Logan)
Produzione: USA, 1969
Durata: 106 min
Wyoming, fine Ottocento. Personaggi leggendari (facevano parte della banda del "Mucchio Selvaggio") dell'epoca del Far West, in cui storia e mito si confondono, Butch Cassidy e Sundance Kid vivono rapinando banche, treni e quant'altro la fantasia di Butch suggerisca. Ma la modernità avanza di pari passo con la colonizzazione della grande frontiera americana, e lo spazio per i tempi romantici in cui era possibile sfidare "le guardie" senza ferire alcuno sono al tramonto: l'ultimo colpo tentato su un trasporto valori scatena contro i due e la loro banda una vera e propria caccia all'uomo da parte di spietati mercenari. Costretti alla macchia, Butch e Sundance decidono di andare a tentare la sorte in Bolivia.
Il film esce nelle sale nel settembre 1969 in piena fioritura del western critico - "Il mucchio selvaggio" di Peckinpah è appena uscito e di lì a pochi mesi sugli schermi verranno proiettati "Soldato Blu" di R. Nelson e "Il piccolo grande uomo" di A. Penn - in cui l'epopea della vendetta veniva riletta alla luce della Guerra del Vietnam, dell'era Nixon e della protesta studentesca. Difficile mettere in scena un mondo epico come il western quando tutto intorno è nero. George Roy Hill, che certo non ha la caratura di un Peckinpath o di un Penn, riesce comunque a filmare la fine di un'epoca con un sorriso agrodolce sulle labbra ritraendo i due protagonisti non con la virulenza sanguinaria ed il rancore dei figli traditi caratteristico di Peckinpah, ma come due adolescenti che si ostinano a non abbandonare il campo dei giochi. Come notato da più parti, Butch e Sundance sembrano lontani antenati di Jules e Jim. Tra loro c'è Etta, una magnifica Katharine Ross, che oscilla tra i due, corpo-simbolo di riscatto erotico e sociale per il laureato Hoffman.
Secondo il regista, l'unico attore adatto alla parte di Sundance è Robert Redford, ma la Fox vuole a tutti i costi una seconda star e Redford, a quei tempi, non lo è ancora. Il ruolo viene offerto a McQueen (che rifiuta perché preferirebbe il ruolo di Butch), a Warren Beatty (fresco del successo con Gangster Story) e persino a Jack Lemmon e Marlon Brando. Redford, allora trentenne, viene accettato per esclusione e per l'intervento risolutivo di Paul Newman a suo favore, nonostante i due non si fossero mai incontrati. E' l'inizio di un'amicizia generosa, sia sul piano professionale che personale (altro rimando al film di Tarantino [n.d.r.]), e che sullo schermo darà vita all'intesa perfetta tra i personaggi di Butch e Sundance. I due si ritroveranno quanlche anno più tardi in "La stangata" sempre diretti da G.R. Hill, ma Robert Redford rimarrà sempre legato a Sundance e chiamerà non a caso con lo stesso nome il suo festival del cinema indipendente che si tiene ogni anno sulle montagne dello Utah.
Celeberrima poi "Raindrops Keep Fallin' on My Head" di Burt Bacharach e Hal David che accompagna le scene in bicicletta con Etta e Butch, canzone premiata con l'Oscar.
Un uomo da marciapiede
Titolo originale: Midnight Cowboy
Regia: John Schlesinger
Soggetto: dal romanzo omonimo di James Leo Herlihy
Sceneggiatura: Waldo Salt
Fotografia: Adam Holender
Montaggio: Hug A. Robertson
Musiche: John Barry
Scenografia: John Robert Lloyd
Interpreti e personaggi: Jon Voight (Joe Buck), Dustin Hoffman (Ratso Rizzo), Brenda Vaccaro (Shirley), John McGiver (O'Daniel), Ruth White (Sally Buck), Sylvia Miles (Cass), Jennifer Salt (Annie), Gil Rankin (Woodsy Niles)
Produzione: USA, 1969
Durata: 113 min
Joe Bucker approda a New York, dal Texas, convinto di poter fare quattrini a palate grazie alla sua esuberante virilità da mettere a disposizione di donne sole. La realtà del "mestiere" si rivelerà molto diversa e molto più amara. Nella giungla metropolitana, Joe trova un vero amico nel tisico Rico ...
Primo appuntamento statunitense per l'inglese John Schlesinger. E' un film che sposa all'introspezione psicologica dei personaggi una visione tutt'altro che superficiale del mondo metropolitano. Sullo sfondo di una New York livida e ostile si staglia il contrastato rapporto tra l'aitante giovanotto, goffo, provinciale ma genuino, e lo storpio arrabbiato alla ricerca di una luce che non filtra. Ma se i reietti sono patetici, disperato è l'ambiente che li circonda.
Evento speciale - La caduta del muro di Berlino
Il 9 novembre 1989 cade il Muro di Berlino. Il cineclub festeggia il trentennale con un evento speciale e la proiezione del film IL SILENZIO DOPO LO SPARO.
Titolo originale: Die Stille nach dem Schuss
Regia: Volker Schlöndorff
Sceneggiatura: Wolfgang Kohlhaase, Volker Schlöndorff
Soggetto: Wolfgang Kohlhaase
Fotografia: Andreas Hofer
Montaggio: Peter Przygodda
Scenografia: Susanne Hopf
Costumi: Anne-Gret Oehme
Interpreti e personaggi: Bibiana Beglau (Rita Vogt), Nadja Uhl (Tatjana), Martin Wuttke (Erwin Hull),Harald Schrott (Andreas "Andi" Klein), Alexander Beyer (Jochen Pettka), Jenny Schily (Friederike Adebach), Mario Irrek (Joachim Klatte), Franca Kastein (Anna), Thomas Arnold (Gerngross), Rudolf Donath (Padre Di Tatjana), Monika Pietsch (Madre Di Tatjana), Matti Wien (Dr. Gruber), Petra Ehlert (Beate), Hannelore Schubert (Christa), Isolde Wabra (Monika), Antje Klambt (Katrin)
Produzione: Germania, 2000
Durata: 104 min
Prendi i soldi e scappa
Titolo originale: Take the Money and Run
Regia: Woody Allen
Soggetto: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen, Mickey Rose
Fotografia: Lester Shorr
Montaggio: James T. Heckert
Musiche: Marvin Hamlisch
Scenografia: Fred Harpman
Costumi: Erick M. Hjemik
Interpreti e personaggi: Woody Allen (Virgil Starkwell), Janet Margolin (Louise), Marcel Hillaire (Fritz), Jacquelyn Hyde (miss Blair), Lonny Chapman (Jake), Jan Merlin (Al), James Anderson (sovrintendente ai lavori forzati), Howard Storm (Fred), Mark Gordon (Vince), Micil Murphy (Frank), Minnow Moskowitz (Joe Agneta), Nate Jacobson (giudice), Grace Bauer (signora della fattoria), Henry Leff (signor Starkwell), Ethel Sokolow (signora Starkwell), Louise Lasser (Kay Lewis)
Produzione: USA, 1969
Durata: 85 min
Biografia del criminale Virgil Starkwell attraverso foto in b/n, documentari d'epoca e interviste.
"Mi piaceva leggere, da piccolo, tutto sul crimine. Sapevo tutto di carceri e rapine. Sarei potuto diventare proprio quel tipo di criminale che si vede nel film." (The New York Times, 1969)
Per la sua opera prima da regista Allen dispone di un budget modesto con una troupe ridotta. Ma, per amore o per astuzia, Allen riesce a risparmiare su tutto. Invece dei 2 milioni di dollari concessi ne spende 1.600.0000; invece che 70 giorni ne impiega 50 con una troupe ridotta a 45 persone. Il risultato è possibile grazie a uno "studio" mobile di concezione televisiva che consente di spostarsi da un set all'altro in soli 15 minuti. Allen arriva a girare in sei differenti location al giorno, due o tre volte sopra lo standard hollywoodiano. D'altronde, nel cinema di quel periodo circola aria nuova.
Allen mette a frutto tutta la sua esperienza televisiva. La cinepresa Arriflex ha caratteristiche di maneggevolezza che consentono di parodiare il documentario e il gangster film, ottenendo una fotografia dura e realistica. Anche i set risentono della stessa logica. La città d'ambientazione è un'anomina San Francisco, invece della New York troppo costosa. Tutte le scene carcerarie sono girate in nella prigione di massima sicurezza di San Quentin, dove è possibile tenere a debita distanza i "veri" detenuti. Il nome del protagonista, Virgil Starkwell, si ispira a quello di un famigerato criminale degli anni '60, Charles Starkweather, "protagonista" di tanti cinegiornali dell'epoca. Woody riassapora i gusti della sua infanzia in una sorta di assicurazione psicologica contro le paure dell'opera prima. Tutta una parte del film ricrea, infatti, il quartiere della nascita, Flatbush, con i suoi giochi di strada. Il film, uscito a New York nell'agosto del 1969, fu accolto con pareri discordi da una critica ancora esitante.
Sul piano linguistico è ancora un "test di assunzione" per l'Allen regista, ma ci sono già tutti i procedimenti del suo metodo, sia pure in forma ancora confusa. Money, ereditando le esperienze televisive e teatrali di WA, è un contenitore aperto, misto di nonsense, barzellette, gag, spostati dal livello verbale a quello visivo.
"Money fu un successo modesto, un film pieno di errori. Non avevo assolutamente idea di come girare. Però, anche se grezzo, un film onesto" (intervista con André Delvaux)