Stagione 2018-2019

Un giorno a New York

Titolo originale: On the Town
Regia: Stanley Donen, Gene Kelly
Soggetto e Sceneggiatura: Adolph Green, Betty Comden
Fotografia: Harold Rossen
Montaggio: Ralph E. Winters
Musiche: Leonard Bernstein, Roger Edens, Lennie Hayton, Adolph Green (lyrics), Betty Comden (lyrics), Conrad Salinger (non accreditato)
Scenografia: Edwin B. Willis, Cedric Gibbons, Jack Martin Smith, Jack D. Moore
Costumi: Helen Rose
Interpreti e personaggi: Gene Kelly (Gabey), Frank Sinatra (Pippo, Chip in originale),        Betty Garrett (Brunhilde Esterhazy), Ann Miller (Claire Huddesen), Jules Munshin (Ozzie), Vera Ellen (Ivy Smith), Florence Bates (Madame Dilyovska), Alice Pearce (Lucy Shmeeler), George Meader (Il Professore), Hank Mann (Max il fotografo)
Produzione: USA, 1949
Durata: 98 min

 

Gabey, Chip e Ozzie, tre allegri marinai ottengono una licenza di ventiquattr'ore, da passare nella città di New York. Chip, che è in possesso di una vecchia guida, prende il comando delle operazioni e i tre si mettono in marcia alla scoperta della metropoli. Mentre sono nella stazione della metropolitana, un manifesto attira la loro attenzione. Nella foto c'è il ritratto di Ivy Smith, la ragazza che ha vinto il prestigioso concorso di Miss Metropolitana e che, come dice la leggenda, possiede tutte le qualità e le doti desiderabili per essere la donna ideale.

L'idea del film partì da Fancy Free, un balletto scritto da Leonard Bernstein e coreografato da Jerome Robbins, presentato a New York nel 1944, che fu successivamente trasformato in musical e ribattezzato On the town. Il lavoro, riscritto con un linguaggio musicale innovativo e con balletti imperniati su vari stili di danza, tenne il cartellone a Broadway per ben due anni e rappresentò una rivoluzione nel musical. I dirigenti della MGM, che avevano una visione piuttosto conservatrice dei gusti del pubblico e preferivano non rischiare, pur avendone acquistato i diritti per 250 000 dollari, preferirono archiviare il progetto. L'idea riemerse quando George Abbott, regista del musical, recatosi a Hollywood su invito del produttore Arthur Freed, la ripropose a Gene Kelly. Questi si dimostrò entusiasta e si autocandidò alla regia insieme a Stanley Donen. Freed si convinse a far partire il progetto, a condizione che la sceneggiatura venisse riscritta eliminando molti dei numeri di danza che costituivano l'ossatura del lavoro teatrale, e che lo spartito venisse rimaneggiato introducendo delle canzoni di più facile presa per il pubblico. Ciò indusse Bernstein a boicottare il progetto.

Durante le prove, Kelly e Donen insistettero affinché il film fosse girato tutto a New York, ma la produzione non li autorizzò, concedendo loro una sola settimana di riprese in esterni. L'occasione fu sfruttata a fondo sia per il numero iniziale, sia per il finale.

Oscar (1950) a Roger Edens e Lennie Hayton per la migliore colonna sonora

L'altra faccia dell'amore

Titolo originale: The Music Lovers
Regia: Ken Russell
Sceneggiatura: Melvyn Bragg
Soggetto: Catherine Drinker Bowen e Barbara Von Meck (dal romanzo Beloved Friend)
Fotografia: Douglas Slocombe
Montaggio: Michael Bradsell
Musiche: André Previn
Scenografia: Michael Knight Natasha Kroll (architetto)
Costumi: Shirley Russell
Interpreti e personaggi: Richard Chamberlain (Pëtr Il'ič Čajkovskij), Glenda Jackson    (Antonina Ivanovna Miljukova detta Nina), Max Adrian (Nikolaj Grigor'evič Rubinštejn), Christopher Gable (conte Anton Shilovsky), Kenneth Colley (Modeste), Izabella Telezynska (Nadežda Filaretovna von Meck), Maureen Pryor (la madre di Nina), Sabina Maydelle (Sasha sorella di Pëtr Il'ič Čajkovskij), Andrew Faulds (Davidov), Bruce Robinson (Alexei Sofronov), Ben Aris (il tenentino), Xavier Russell (Koyola)
Produzione: Regno Unito, 1970
Durata: 120 min

 

 

Il giovane Ciaikovskij trova in Nedeshda von Meck una mecenate che gli permette di dedicarsi all'arte. La sua inquietudine trova un parziale contenimento in Nina, avventuriera che riesce a persuaderlo a sposarla, nonostante il musicista sia omosessuale. Delusa dall'esperienza che la farà impazzire, Nina lo abbandona nella disperazione.

Amadeus

Titolo originale: Amadeus
Regia: Miloš Forman
Sceneggiatura: Peter Shaffer, Zdenek Mahler (non accreditato)
Fotografia: Miroslav Ondříček
Montaggio: Michael Chandler, Nena Danevic, T.M. Christopher (director's cut)
Scenografia: Patrizia Von Brandenstein
Costumi: Theodor Pištěk
Interpreti e personaggi: Tom Hulce (Wolfgang Amadeus Mozart), F. Murray Abraham (Antonio Salieri), Elizabeth Berridge (Constanze Weber), Simon Callow (Emanuel Schikaneder), Roy Dotrice (Leopold Mozart), Christine Ebersole (Katherina Cavalieri), Jeffrey Jones (imperatore Giuseppe II), Roderick Cook (conte Von Strack), Jonathan Moore (barone van Swieten)
Produzione: USA/Francia/Cecoslovacchia, 1984
Durata: 160 min

 

 

 

Sul letto di morte, il compositore Antonio Salieri rievoca la lunga, presunta rivalità che condusse con Wolfgang Amadeus Mozart, della cui morte ha sempre sostenuto di essere stato la causa. Salieri racconta di come fin da piccolo fosse sempre stato invidioso del grande musicista austriaco, e di come la sua ammirazione non avesse fatto che crescere quando ebbe modo di incontrarlo di persona e frequentarlo, in occasione del suo arrivo alla corte viennese di Giusppe II, tra dissolutezze e intemperanze.

Amadeus di Milos Forman si basa su un falso storico, la presunta inimicizia e invidia di Antonio Salieri, musicista della Serenissima che fu compositore di corte e maestro di cappella a Vienna, e il più giovane, geniale, Mozart. Tutto parte da un testo teatrale (omonimo) del 1979 del drammaturgo inglese Peter Shaffer, pièce a sua volta ispirata all'opera scritta da Puskin e musicata da Rimskij-Korsakov nel 1898, Mozart e Salieri. Un falso storico che arriva da lontano quindi, francamente irresistibile, perché nella finzione Salieri non è un invidioso qualsiasi, anzi è quasi una vittima della grandezza del giovane rivale, e viene colto da sindrome di Stendhal ogni volta che ne legge uno spartito. Forman con Amadeus racconta, attraverso una clamorosa mistificazione, la parabola breve (Mozart muore a 35 anni) di un genio comunque non del tutto compreso (il paradosso anzi è che il solo a capirne la grandezza sia Salieri), troppo avanti per il suo tempo, spiazzante, anticonformista, una rock-star ante litteram.

West Side Story

Titolo originale: West Side Story
Regia: Jerome Robbins, Robert Wise
Soggetto: Arthur Laurents (da un'idea di Jerome Robbins)
Sceneggiatura: Ernest Lehman, Jerome Robbins, Arthur Laurents
Fotografia: Daniel L. Fapp
Montaggio: Thomas Stanford
Scenografia: Boris Leven, Victor A. GangelinJerome Robbins
Musiche: Leonard Bernstein
Costumi: Irene Sharaff
Interpreti e personaggi: Natalie Wood (Maria), Rita Moreno (Anita), Richard Beymer (Tony), Russ Tamblyn (Riff), George Chakiris (Bernardo), Simon Oakland (capitano Schrank), Ned Glass (Doc), David Winters (A-rab), William Bramley (sergente Krupke), Tucker Smith (Ice), Eliot Feld (Baby John), Suzie Kaye (Rosalia), Tony Mordente (Action), Susan Oakes (Scarafaggio), Bert Michaels (Snowboy), David Bean (Tiger), Robert Banas (Joyboy), Anthony 'Scooter' Teague (Big Deal), Harvey Evans (Mouthpiece), Tommy Abbott (Gee-Tar), Gina Trikonis (Graziella), Carole D'Andrea (Velma), Jose De Vega (Chino), Jay Norman (Pepe), Gus Trikonis (Indio), Eddie Verso (Juano), Jaime Rogers (Loco), Larry Roquemore (Rocco), Robert E. Thompson (Luis), Nick Navarro (Toro)
Produzione: USA, 1961
Durata: 152 min

 

Nel West Side di New York si fronteggiano i Jets, bianchi, e gli Sharks, portoricani. Una situazione di normale rivalità metropolitana. La situazione precipita quando Maria, portoricana e Tony, già leader dei Jets, si innamorano. In un susseguirsi implacabile di gesti estremi saranno in tre a morire, tra cui Bernardo, fratello di Maria, e lo stesso Tony. Tratto dalla commedia musicale di successo ispirata a "Romeo e Giulietta", il film di Wise mantiene le musiche di Bernstein e le corografie di Jerome Robbins.

Costato molti milioni d idollari, premiato dal grande pubblico e da ben dieci Oscar, il film si segnala per il rinnovamento nello stile del musical. Gli esterni sono girati dal vero (nella 68a e 110a strada prima della loro demolizione) e vi si ascoltano alcune delle più belle canzoni di quegli anni ("Maria", "Tonight", "Jet Song", "America"), non esenti da spunti polemici contro i miti di libertà e tolleranza negli Stati Uniti. Da segnalare sono anche i titoli di testa di Saul Bass, disegnati tra linee astratte e una veduta aerea di New York. In coda, poi, Bass organizza i titoli (interpreti e collaboratori) sui disegni dei graffiti che costellano i muri della città e sui cartelli segnaletici, imbastendo una sequenza che ha quasi un valore autonomo.

Dieci Oscar: film, regia, fotografia, attore e attrice non protagonista (Chakris e Moreno), costumi, scenografia, montaggio, colonna sonora e un premio speciale alla coreografia.