Totò... come non l'avete mai visto

Totò e Carolina

Regia: Mario Monicelli
Soggetto: Ennio Flaiano
Sceneggiatura: Age, Furio Scarpelli, Rodolfo Sonego e Mario Monicelli
Fotografia: Domenico Scala, Luciano Trasatti
Montaggio: Adriana Novelli
Musiche: Angelo Francesco Lavagnino
Interpreti e personaggi: Totò (Antonio Caccavallo), Anna Maria Ferrero (Carolina De Vico), Arnoldo Foà (Commissario), Maurizio Arena Mario (il ladro), Tina Pica (Signora all'ospedale), Gianni Cavalieri (Veneziano), Rosita Pisano (Sig.ra Barozzoli), Fanny Landini (Prostituta), Nino Vingelli (Brigadiere), Enzo Garinei (Dott. Rinaldi), Guido Agostinelli (padre di Caccavallo), Giovanni Grasso jr. (commissario)
Durata: 93'
Origine: Italia, 1955

 

Durante una retata della polizia a Villa Borghese, l'agente di P.S. Caccavallo arresta per errore, insieme ad altre donne di vita, Carolina che tenta il suicidio al commissariato. In realtà la ragazza è solo scappata di casa perché incinta. Il povero Caccavallo è obbligato così dal commissario a riportarla al paese di origine e consegnarla a qualche parente. L'impresa di sistemare Carolina si rivelerà molto complicata ...

E' uno dei film più censurati della storia del cinema italiano, nella versione che venne poi distribuita pare che fossero avvenuti 31 tagli e 23 battute modificate. Girato tra l'ottobre del '53 e il gennaio del '54 una volta montato venne presentato alla commissione di censura, pare che proprio il ministro degli Interni, Mario Scelba, si sentì scosso da tale pellicola. La commissione censoria ravvisa nel film oltraggio al pudore, alla morale, alla religione, alle forze armate e chiede decine di tagli. Non era ammissibile che un poliziotto decidesse di avanzare di grado solo per poter avere più soldi alla fine del mese, o che viva in una casupola; non era concepibile che i comunisti fossero dei bonaccioni e i preti troppo concilianti; che i primi cantino bandiera Rossa e aiutino il poliziotto a spingere la camionetta in avaria; non era ammissibile che un poliziotto giocasse al lotto : queste solo alcune delle "inammissibilità" decretate dalla commissione censoria che chiedeva altrettanti tagli. Tra le scene tagliate, all'inizio del film, in occasione della retata a Villa Borghese si vedeva un agente che apriva la portiera di un auto ma riconosciuto l'occupante diceva: "Scusate Eccellenza"; altra scena censurata quella in cui Caccavallo incarica un vecchio di sorvegliare Carolina mentre lui e gli altri spingono la camionetta, il vecchio chiede alla ragazza cosa abbia fatto e alla risposta di lei "Ho menato al padrone" la lascia andare al grido "Viva la libertà. Abbasso i padroni, sempre! " nella versione censurata la frase diventa "Viva l'amore". Alla fine il film esce mutilato nelle sale e solo nell'aprile del 1955, quasi un anno dopo. Degli iniziali 2595 metri di pellicola il film dopo i tagli si riduce a 2386 metri.

Ecco quanto si legge dopo i titoli di testa all'inizio del film censurato:
"Il personaggio interpretato da Totò in questo film appartiene al mondo della pura fantasia. Il fatto stesso che la vicenda e' vissuta da Totò trasporta tutto in un mondo e su un piano particolare. Gli eventi riflessi nella realtà non hanno riferimenti precisi, e sono sempre riscattati da quel clima dell'irreale che non intacca minimamente la riconoscenza ed il rispetto che ogni cittadino deve alle forze della polizia".

Nel 1999 grazie ad alcuni ritrovamenti in varie cineteche il film viene riproposto in una nuova versione restaurata e in parte reintegrata nelle parti mancanti. Da rilevare che questo e' uno dei pochissimi film in cui Totò recita senza spalla .

Dov'è la libertà?

Regia: Roberto Rossellini
Soggetto: Roberto Rossellini
Sceneggiatura: Antonio Pietrangeli, Vitaliano Brancati, Vincenzo Talarico, Ennio Flaiano
Fotografia: Aldo Tonti, Tonino Delli Colli
Scenografia: Virgilio Marchi
Montaggio: Jolanda Benvenuti
Musiche: Renzo Rossellini
Interpreti e personaggi:
Totò (Salvatore Lo Jacono), Vera Molnar (Agnesina), Nita Dover (la maratoneta di danza), Franca Faldini (Maria), Leopoldo Trieste (Abramo Piperno), Antonio Nicotra (maresciallo), Salvo Libassi (un altro maresciallo), Giancarlo Zarfati (bambino nel vicolo), Giacomo Rondinella (un carcerato), Ugo D'Alessio (un giudice), Mario Castellani (pubblico ministero), Vincenzo Talarico (avvocato difensore)
Durata: 95'
Origine: Italia, 1952

 

Il barbiere Salvatore Lojacono dopo 22 anni di carcere per l'uccisione del presunto amante della moglie esce dal carcere. Viste le ingiustizie e gli egoismi della società vi preferisce rientrare per vivere serenamente.
 
Il racconto prende lo spunto dal volontario ritorno in prigione di un ex-carcerato cui son bastati solo pochi mesi di libertà per rendersi conto della cattiveria degli uomini cosiddetti perbene. Rossellini si avvale di un Totò quasi "neorealista" per quest'apologo tutto giocato sul contrasto tra l'essere e il sembrare di pirandelliana memoria, con l'uso della menzogna e del raggiro e che si riflette anche nel titolo, tra la "libertà" del carcere e la "prigione" della società.

Il personaggio di Salvatore Lojacono attraversa il film con il suo carico di delusione, emarginazione e rassegnata sofferenza e il suo confronto con la realtà risulta una graduale scoperta della corruzione sfrenata, del cinismo e dell'imbroglio che dominano incontrastati.  L'interpretazione di de Curtis è intensa, accurata nei piccoli dettagli, nella mimica facciale e nel parlato, con le pause e le tonalità alla perfezione. Rossellini sembra indugiare sul viso del personaggio con una accuratezza documentaria e a volte si ha l'impressione che il film sia un pretesto di Rossellini per "esplorare" questo grande pianeta che è appunto il viso di Totò, che ci viene restituito nei suoi angoli più nascosti e segreti.

Il film fu bloccato per due anni dalla censura, e in effetti la sua descrizione dell'Italia del dopoguerra è tremenda. Inoltre, Rossellini abbandonò la lavorazione e alcune sequenze furono girate da Mario Monicelli, mentre la scena finale è di Federico Fellini. Il film fu anche manipolato dai produttori Ponti e De Laurentiis nel tentativo di renderlo meno amaro.

Nel film si possono ascoltare tre passaggi cantati da de Curtis, il primo, nel carcere, appena accennato insieme a Giacomo Rondinella ("casa mia..."), il secondo cantato da de Curtis a Maria (Franca Faldini), la figlia dell'affittacamere ("Uocchie ca' me parlate...") e il terzo cantato sul terrazzo alla giovane Assuntina ("Me songo 'nnammurato... ch'aggi 'a fa"').

Uccellacci e uccellini

Regia: Pier Paolo Pasolini
Soggetto e Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini
Fotografia: Tonino Delli Colli, Mario Bernardo
Montaggio: Nino Baragli
Scenografia: Luigi Scaccianoce, Dante Ferretti
Musiche: Ennio Morricone
Interpreti e personaggi: Totò (Innocenti Totò/Frate Ciccillo), Ninetto Davoli (Innocenti Ninetto/Frate Ninetto), Femi Benussi (Luna, la prostituta), Rossana Di Rocco (l'amica di Ninetto), Lena Lin Solaro (Urganda, la sconosciuta), Rosina Moroni (la contadina), Renato Capogna (uno zoticone medioevale), Pietro Davoli (un'altro zoticone medioevale), Umberto Bevilacqua (altro zoticone medioevale), Riccardo Redi (l'ingegnere), Francesco Leonetti (la voce del corvo), Gabriele Baldini il dantista dentista)
Durata: 85'
Origine: Italia, 1966

Totò e suo figlio Ninetto si mettono in cammino, nei dintorni di Roma, per raggiungere una cascina e minacciare lo sfratto a della povera gente che non paga il canone e si ciba di nidi di rondine. Durante il cammino i due parlano di vita e di morte con un corvo parlante, un petulante e saccente ospite autoinvitato, sedicente intellettuale marxista vecchia maniera. Il racconto del corvo induce padre e figlio a rivestire il saio francescano, divenendo rispettivamente Frate Ciccillo e Frate Ninetto, per ripetere agli uccelli la predica di San Francesco. Con una certa fatica e lunghissima preparazione spirituale, Frà Ciccillo riesce a farsi ascoltare dai falchi e dai passerotti, facendo loro accettare il messaggio di Dio, senza però far desistere i rapaci dalle loro sanguinose abitudini. Ripreso il cammino in abiti borghesi, i due s'imbattono nei funerali di Togliatti, in manifestazioni popolari e in una prostituta. Continuano a camminare e a parlare: finchè, sentendo fame, uccidono il corvo per il loro pasto.

Pier Paolo Pasolini disse a proposito del film:
« Uccellacci e uccellini è stato il mio film che ho amato e continuo ad amare di più, prima di tutto perché come dissi quando uscì è "il più povero e il più bello" e poi perché è l'unico mio film che non ha deluso le attese. Collaborare con lui [con Totò] "reduce da quegli orribili film che oggi una stupida intellighenzia riscopre" fu molto bello: era un uomo buono e senza aggressività, di dolce cera. Voglio ricordare anche che oltre che un film con Totò, Uccellacci e uccellini è anche un film con Ninetto, attore per forza, che con quel film cominciava la sua allegra carriera. Ho amato moltissimo i due protagonisti, Totò, ricca statua di cera, e Ninetto. Non mancarono le difficoltà, quando giravamo. Ma in mezzo a tanta difficoltà, ebbi in compenso la gioia di dirigere Totò e Ninetto: uno stradivario e uno zuffoletto. Ma che bel concertino.»

Per l'interpretazione di Uccellacci e uccellini Totò ricevette la menzione speciale al Festival di Cannes del 1966 ed il nastro d'Argento come migliore attore protagonista.

Totò 4

Episodio "Amare è un pò morire" dal film "Le belle famiglie" (1964)

Regia: Ugo Gregoretti
Soggetto e sceneggiatura: Ugo Gregoretti e Steno
Fotografia: Ajace Parolin 
Musiche: Armando Trovajoli 
Montaggio: Mario Serandrei 
Interpreti e Personaggi: Totò (Filiberto Comanducci), Sandra Milo (Esmeralda), Adolfo Celi (il medico), Jean Rochefort (Osvaldo)
 
Esmeralda, donna dalla mania di proteggere sempre qualcuno, esce di senno quando il marito, arteriosclerotico, e l'amante, epilettico, guariscono e non hanno più bisogno delle sue cure.
 
 
 
 
Episodio "Il mostro della domenica" dal film "Capriccio all'italiana" (1968)
Regia: Steno
Soggetto e sceneggiatura: Steno, Roberto Gianviti
Interpreti e Personaggi: Totò (il mostro), Regina Seiger (la moglie), Ugo D'Alessio (il commissario), Dante Maggio (il brigadiere). 
 
Un vecchio signore (Totò) che ha l'abitudine di recarsi due volte a settimana dal barbiere, odia la moda dei "capelloni"  ...
 
Episodio "Che cosa sono le nuvole" dal film "Capriccio all'italiana" (1968)
Regia e sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini
Aiuto Regista: Sergio Citti
Fotografia Silvano Ippoliti, Tonino Delli Colli
Musiche: Ricky Gianco, Domenico Modugno
Montaggio: Adriana Novelli, Nino Baragli
Interpreti e Personaggi: Totò (Iago), Ninetto Davoli (Otello), Franco Franchi (Cassio), Ciccio Ingrassia (Rodrigo), Laura Betti (Desdemona), Domenico Modugno (netturbino), Adriana Asti (Bianca), Carlo Pisacane (Braganzio), Francesco Leonetti (burattinaio).
 
 
In un teatro, dinanzi a un pubblico popolare, viene messa in scena una versione in chiave comica della tragedia shakespeariana "Otello" dove i personaggi sono attori-marionette: Totò rappresenta Jago, Ninetto Davoli è Otello, Laura Betti è Desdemona, Franco Franchi è Cassio, Ciccio Ingrassia è Roderigo. Il pubblico però non accetta la conclusione della storia come nella tragedia di Shakespeare ...
Il film è anche l'ultimo di Totò. Pasolini restituisce alla maschera partenopea la dignità degli inizi, con cui Totò esordiva in teatro nel 1928: quella della marionetta, perché Totò, di fatto, è una marionetta. "Ah, meravigliosa e struggente bellezza del creato" con questa riflessione si chiude l'episodio e la carriera di Totò.