La Grande Guerra

Orizzonti di gloria

Titolo originale: Paths of Glory
Regia: Stanley Kubrick
Soggetto: Humphrey Cobb (romanzo)
Sceneggiatura: Stanley Kubrick, Calder Willingham, Jim Thompson
Fotografia: George Krause
Montaggio: Eva Kroll
Musiche: Gerald Fried
Scenografia: Ludwig Reiber
Interpreti e personaggi: Kirk Douglas (colonnello Dax), Ralph Meeker (caporale Paris), Adolphe Menjou (generale Broulard), George Macready (generale Paul Mireau), Wayne Morris (tenente Roget), Richard Anderson (maggiore Saint-Auban), Joe Turkel (soldato Arnaud), Timothy Carey (soldato Ferol), Peter Capell (colonnello giudice della Corte Marziale/voce narrante), Suzanne Christian Kubrick (giovane ragazza tedesca), Bert Freed (sergente Boulanger), Emile Meyer (padre Dupree), John Stein (capitano Rousseau), Ken Dibbs (soldato Lejeune)
Produzione: USA, 1957
Durata: 86 min

Durante la Prima guerra mondiale sul fronte franco-tedesco il generale Broulard ordina al generale Mireau di attaccare
un'espugnabile postazione tedesca soprannominata "il formicaio". Mireau, consapevole del fatto che si tratta di una missione suicida che si risolverà in un massacro, per motivi di carriera accetta e affida il comando dell'operazione al colonnello Dax ...
 
Orizzonti di gloria fu girato in Germania e proibito in Francia: segno che le guerre non finiscono, ma cambiano faccia. E fu Kirk Douglas a volerlo, incarnando il carattere moralmente più sano come si addice a un grande divo, ma il solo un po' prevedibile. Kubrick infatti va controcorrente sia con i buoni che con i cattivi, e non c'è un personaggio a senso unico. Il film per esempio non trasforma in martiri i tre soldati che vengono fucilati ingiustamente né ricorre al cliché del comandante paranoico. La mancanza di una posizione, diciamo così, sentimentale nei confronti delle vittime, ha fatto addirittura parlare di distacco morale se non di cinismo da parte del regista, che un tale ha persino accusato di simpatia per le alte sfere, di trovarsi più a proprio agio nel castello dei potenti che nel fango delle trincee. Sciocchezze, ovviamente. Basta la sequenza finale per mettere le cose in chiaro. Una povera ragazza tedesca è costretta ad esibirsi davanti ai "nemici" che schiamazzano e la insultano. Ma mentre lei, con le lacrime agli occhi, canta una canzone nella sua lingua, i soldati francesi fanno a poco a poco silenzio e l'ascoltano con un groppo in gola. Mentre Kirk Douglas, il loro comandante, aspetta un po' prima di richiamarli e farli tornare al fronte.

La grande illusione

Titolo originale: La grande Illusion
Regia: Jean Renoir
Sceneggiatura: Charles Spaak e Jean Renoir
Fotografia: Christian Matras
Montaggio: Marguerite Renoir e Marthe Huguet
Musiche: Joseph Kosma
Scenografia: Eugène Lourié
Costumi: René Decrais
Interpreti e personaggi: Jean Gabin (Tenente Maréchal), Dita Parlo (Elsa, la contadina tedesca), Pierre Fresnay (Capitano de Boëldieu), Erich von Stroheim (Capitano von Rauffenstein), Marcel Dalio (Tenente Rosenthal), Julien Carette (Cartier, l'attore), Georges Péclet (un ufficiale francese), Werner Florian (Sergente Arthur), Jean Dasté (l'insegnante), Sylvain Itkine (Tenente Demolder), Gaston Modot (l'ingegnere)
Produzione: Francia, 1937
Durata: 114'
 
Prima Guerra Mondiale. Il capitano de Boeldieu (Pierre Fresnay) e il tenente Marèchal (Jean Gabin), ufficiali dell'aviazione francese, vengono abbattuti col loro aereo durante un'operazione e fatti prigionieri dai tedeschi. Dopo qualche mese trascorsi in un campo di prigionia, in un clima di cordiale rispetto tra le parti e non prima di aver progettato qualche piano di fuga, i due vengono trasferiti insieme al tenente Rosenthal (Marcel Dalio) nella fortezza di Wintesborn comandata dal Maggiore von Rauffenstein (Erich von Stroheim). Nonostante il rapporto di umana comprensione che si instaura tra carcerieri e carcerati, il pallino di questi ultimi rimane sempre la fuga. Sarà grazie al sacrificio dell' aristocratico de Boeldieu che Marèchal e Rosenthal riusciranno a fuggire e sarà per merito di una contadina tedesca (Dita Parlo), che in guerra ha perso tutta la famiglia, che i due riusciranno a rimanere nascosti fino al momento propizio per incamminarsi oltre il confine che conduce in Svizzera.

Se dovessi scegliere un solo film da portare sulla mia Arca di Noè, da salvare per la posterità, sarebbe sicuramente "La grande illusione". (Orson Welles)

Charlot soldato

Titolo originale: Shoulder Arms
Regia: Charlie Chaplin
Sceneggiatura: Charlie Chaplin
Fotografia: Roland Totheroh
Montaggio: Charlie Chaplin
Scenografia: Charles D. Hall
Interpreti e personaggi: Charlie Chaplin (la recluta), Sydney Chaplin (sergente americano/il Kaiser), Edna Purviance (la ragazza francese), Henry Bergman (il grasso sergente tedesco/il maresciallo tedesco), Jack Wilson (il principe tedesco), Tom Wilson (il sergente istruttore), Loyal Underwood (il comandante tedesco), Albert Austin (soldato americano/soldato tedesco/autista del Kaiser), Park Jones (soldato americano), John Rand (soldato americano), J. T. Powell (motociclista), W.Herron (motociclista), W.Cross (motociclista), W.G. Wagner (motociclista)
Origine: USA, 1918
Durata: 45 min
 
La Prima Guerra Mondiale è in corso. Tra i soldati al fronte c'è anche Charlot che naturalmente pensa più a salvare la pelle che a combattere il nemico. Nonostante questo tuttavia cattura da solo l'imperatore di Germania ...

Shoulder Arms, letteralmente "Spall'arm", presentato in Italia come Charlot soldato o Charlot in trincea, è il secondo film del periodo First National. La pellicola venne proiettata quasi al termine della guerra, il 20 ottobre 1918. Ma, nel frattempo, si erano verificati alcuni fatti che, pur senza influenzarne direttamente lo spirito, ebbero tuttavia una notevole importanza sul lavoro di Chaplin. Una campagna serpeggiava contro di lui sin dall'inizio della guerra, poichè l'attore - inglese - avrebbe mancato di compiere il proprio dovere. La campagna s'intensificò dopo l'entrata in guerra dell'America, e divenne fragorosa al principio del 1918. Chaplin cominciò a ricevere lettere di insulti contenenti piume bianche, simbolo (secondo una tradizione anglosassone) di vigliaccheria. Chaplin, che già in precedenza si era fatto visitare dai medici i quali l'avevano trovato di insufficiente altezza e costituzione fisica (non pesava neppure 50 chili), redasse allora una dichiarazione in cui, fra l'altro, era detto: «Partirò quando il governo mi chiamerà sotto le bandiere. Ciò che faccio e farò per provare il mio attaccamento alla causa della democrazia, non è mai stato - nè sarà mai - sfruttato per farmi pubblicità».
Dal marzo al maggio 1918, comunque, Chaplin partecipò alla fragorosa campagna del "Prestito della libertà", in tournée insieme con altri divi di Hollywood, riscuotendo un successo immenso e contribuendo a raccogliere personalmente centinaia di migliaia di dollari. L'attore venne ricevuto, in questa occasione, anche dal presidente Wilson; e tuttavia l'accusa di "imboscato" continuò a essere ripetuta, sia pure in tono minore. In questo clima Charlie Chaplin ideò e diresse Shoulder Arms, che è uno dei film più importanti per comprendere la sua visione del mondo e la sua concezione artistica.