Musicisti Jazz
Bird
Regia: Clint Eastwood
Soggetto: Joel Oliansky
Sceneggiatura: Joel Oliansky
Fotografia: Jack N. Green
Montaggio: Joel Cox
Musiche: Lennie Niehaus
Scenografia: Edward C. Carfagno e Thomas L. Roysden
Interpreti e personaggi: Forest Whitaker (Charlie 'Bird' Parker), Diane Venora (Chan Parker), Michael Zelniker (Red Rodney), Samuel E. Wright (Dizzy Gillespie), Keith David (Buster Franklin), Michael McGuire (Brewster), James Handy (Esteves), Bill Cobbs (Dr Caulfield)
Produzione: USA, 1988
Durata: 160 min
Nel 1988 Clint Eastwood, chiarendo in un’intervista l’origine del suo tredicesimo film Bird, affermò deciso: «Gli americani non hanno creato che due forme di espressione veramente originali: il western e il jazz.» Tuttavia, se da una parte tutti conoscono perlomeno le tappe fondamentali che elevarono Clint a stella del western, meno noto ai più è invece il suo scavo registico, film dopo film (si prendano le cornici Honkytonk Man del 1982 e Piano blues del 2005), dell’anima musicale americana.
Tra le menti più note e contraddittorie di questa storia, Eastwood ci racconta quella di Charlie “Bird” Parker, il sassofonista che, morto appena trentaquattrenne per un infarto conseguente ad eccessi di alcool ed eroina, rinnovò il jazz negli anni ’40 ed è tuttora considerato (accanto a Dizzy Gillespie) il padre fondatore del bepop. Frammentando la narrazione presente con una continua operazione di flashback, Clint Eastwood ci presenta i passaggi salienti della parabola artistica di Bird ed il suo male di vivere, dovuto all’evasione folle come unica risposta alla solitudine in cui lo annega il successo. Si vengono così a costituire i due mondi distinti della musica ricca di note gioiosamente vibranti da una parte – e solamente alla musica è concessa la linearità all’interno di una narrazione disgregata, specchio del mondo – e quello dannato delle strade, delle relazioni umane, delle droghe dall’altro. Un’ombra dell’anima che nemmeno la mano tesa della moglie Chan riesce a dissipare. Il dramma umano di Bird è evocato anche dall’ambiente sempre notturno (simbolicamente al giorno sono riservate le sole scene dei funerali) e dalla scurissima fotografia di Jack N. Green che curerà le luci di molti dei film successivi di Clint. Così a creare colore e vita vera resta solo l’arte della musica nella quale Charlie Parker ha sempre plasmato la possibilità di esprimere ogni soffio del cuore. Questo affascinò Clint Eastwood, questo potrebbe affascinare noi.
Un ultimo accenno merita la performance di Forest Whitaker, voluto fortemente dal regista per incarnare Bird: nel film che avrebbe segnato la sua consacrazione come interprete, Whitaker è fenomenale nel prestare il suo corpo a sintesi dei malori fisici del jazzista e del suo allegro istrionismo.
La didascalia finale recita: «Dedicato ai musicisti di ogni parte». Per questi il film è imperdibile, per gli altri è consigliato.
"La musica è la tua esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza. Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento".
(Charlie Parker)
Let's Get Lost - Perdiamoci
Regia: Bruce Weber
Fotografia: Jeff Preiss
Montaggio: Angelo Corrao
Interpreti: Chet Baker, Carol Baker, Vera Baker, Paul Baker, Dean Baker, Missy Baker, Dick Bock, William Claxton, Hersh Hamel, Chris Isaak, Lisa Marie, Andy Minsker, Jack Sheldon, Lawrence Trimble, Joyce Night Tucker, Diane Vavra, Ruth Young
Produzione: USA, 1988
Durata: 120 min
È la storia di Chet Baker, trombettista jazz, bianco, tre mogli, quattro figli, un numero incalcolabile di donne, amici, ammiratori. Sleale, infedele, mentitore, affascinante, ebbe rapporto costante solo con la musica e con l’eroina. Secondo film di B. Weber, famoso fotografo di moda, che se l’è autofinanziato: un ritratto appassionato e commovente ma anche lucido e non reticente.
Quando si parla di Miles Davis, è facile che a uno venga voglia di risentirsi “Kind of Blue”. Passando a John Coltrane, poi, la scelta potrebbe cadere su “Giant Steps”, per esempio. Ma Chet Baker, lui non ha mai inciso un disco che ne abbia segnato così profondamente la carriera: chi lo ama è più facile che ne ricordi la voce flebile e unica, le note che la sua tromba sembrava poter tenere all’infinito o magari quella luce sventata che gli brillava nello sguardo, e che illuminò tutta la sua vita.
Let’s Get Lost, "andiamo alla deriva": quale titolo migliore poteva scegliere Bruce Weber per tratteggiarne la storia? E chi meglio di Baker stesso e quanti han fatto parte del suo mondo potevano colorarla? Nel film ci sono proprio tutti: le donne, i figli, i musicisti, la madre… tutti insieme a dipingere il ritratto di quell’uomo dall’aria angelica, che ha attraversato la loro vita come una cometa per non lasciare dietro di sè che devastazione e terra bruciata.
Baker si racconta nel solo modo in cui sa fare, mentendo, incantando, giocando con chi sta lì ad ascoltarlo: la droga -sua unica vera compagna-, la prigione in Italia, la bocca spaccata e gli anni di silenzio che seguirono… mentre sullo sfondo scorrono spezzoni di filmati e immagini che Weber è riuscito a ritrovare e salvare dall’oblio.
La colonna sonora è, semplicemente, bellissima. La voce di Chet ha la consistenza di un soffio, le armonie della sua tromba sono pura poesia e brani come “Almost Blue” hanno una tale intensità da insinuarsi in chi li ascolta, divenendone parte.
Chet ci ha lasciato questo film come un lungo saluto, poetico e struggente, prima di riprendere la strada che l’avrebbe portato meno di un anno dopo all’ultimo, tragico volo… spiccato dalla finestra di un alberghetto (il Prins Hendrik Hotel) e conclusosi sull’asfalto di Amsterdam il 13 maggio 1988.
"Il giorno più bello della mia vita? Quando acquistai la mia Alfa Romeo SS. Grande macchina, correva fino a 250 miglia all'ora". (Chet Baker)
Round Midnight - A mezzanotte circa

Regia: Bertrand Tavernier
Soggetto: Bertrand Tavernier, David Rayfiel
Sceneggiatura: Bertrand Tavernier, David Rayfiel
Fotografia: Bruno de Keyzer
Montaggio: Armand Psenny
Musiche: Herbie Hancock (Tema musicale 'Round Midnight di Thelonious Monk)
Scenografia: Alexandre Trauner
Costumi: Jacqueline Moreau
Interpreti e personaggi: Dexter Gordon (Dale Turner), François Cluzet (Francis Borier), Gabrielle Haker (Berangére), Sandra Reaves-Philips (Buttercup), Lonette McKee (Darcey Leigh), Bobby Hutcherson (Ace), Herbie Hancock (Eddie Wayne), Christine Pascal (Sylvie), Martin Scorsese (Goodley), Philippe Noiret (Redon)
Produzione: Francia, USA 1986
Durata: 130 min
Parigi, 1959. Un illustratore appassionato di musica jazz, Borier, conosce un sassofonista alcolizzato e vagabondo, Dale Turner. Decide di ospitarlo in casa e di aiutarlo, ma la convivenza si rivela molto difficile. Alla fine Dale sceglie di tornare negli Stati Uniti.
Nella didascalia dei titoli di coda leggiamo che "Il film è dedicato con rispetto a Bud Powell e Lester Young", due grandi musicisti jazz, il pianista Bud Powell e il tenor–sassofonista Lester Young.
In particolare di Bud Powell il film ricostruisce il rapporto con il grafico Francis Paudras basandosi sulla cronaca che questi scrisse sul soggiorno del pianista a Parigi negli anni cinquanta. Di Lester Young ritroviamo, nel personaggio di Dale Turner, lo strumento (il sax), il cappello ed i tic, come l'appellativo di lady che egli indifferentemente dà al proprio sax o agli amici. In Dale Turner non ci sono però solo Bud Powell e Lester Young ma anche Charlie Parker, Chet Baker e decine di altri.
E, certo, Round Midnight è anche una rilettura attraverso occhi europei di quella diaspora che negli anni '50 portò in Europa e soprattutto a Parigi tanti musicisti be bop. E' un film dolcissimo e severo. Dolcissimo perchè è un atto d'amore per il jazz e i suoi suonatori, di cui si racconta l'ansia esistenziale e musicale, severo perchè nulla concede agli stereotipi ed al melodramma ed un particolare, affettuoso significato ha anche la brevissima partecipazione-testimonianza del regista grande appassionato di jazz Martin Scorsese nel ruolo di Goodley.
Colonna sonora curata da Herbie Hancock che ha vinto l'Oscar e il Cesar come miglior colonna sonora originale.
"Io spero che vivremo abbastanza da vedere un viale intitolato "Charlie Parker", un parco "Lester Young", una piazza "Duke Ellington"…
(Dale Turner a Francis)