Tabù
Titolo originale: A Story of the South Seas
Regia: Friedrich Wilhelm Murnau
Soggetto: Robert J. Flaherty, Friedrich Wilhelm Murnau, da un'idea di Robert J. Flaherty
Sceneggiatura: Robert J. Flaherty, Friedrich Wilhelm Murnau, Edgar G. Ulmer
Fotografia: Floyd Crosby
Montaggio: Arthur A. Brooks
Musiche: musiche originali Hugo Riesenfeld; musiche non originali da "Notturni" di Chopin e da "Ma vlast" di Bedrich Smetana
Interpreti e personaggi: Anna Chevalier (Reri, la ragazza), Matahi (il pescatore), Hitu (vecchio sacerdote), Jean (il poliziotto), Jules (il capitano), Ah Fong (commerciante cinese)
Produzione: USA, 1931
Durata: 87 min
Sull’isola di Bora Bora, un giovane pescatore (Matahi) si innamora della più bella ragazza del villaggio (Reri), scelta però come vergine consacrata, e quindi intoccabile. Scoperto però l’amore reciproco, i due decidono di ribellarsi e fuggire su un’isola vicina, ma l’integerrimo sacerdote (Hitu), deciso a far rispettare la volontà divina, parte alla loro ricerca.
Il film nasce dall'esigenza di Murnau e Flaherty di sottrarsi ai condizionamenti dell'industria cinematografica e di girare un'opera in piena libertà economica e creativa. Nonostante un accordo di base (rinuncia al sonoro e impiego esclusivo di attori non professionisti), durante i 18 mesi di lavorazione la drammatizzazione degli avvenimenti voluta da Murnau si dimostra irriducibile agli interessi etnologici di Flaherty e questi abbandona la troupe prima della fine delle riprese: la sua influenza è riscontrabile forse in alcune sequenze a carattere documentario, ma Tabu dev'essere considerato interamente opera di Murnau e costituisce la conclusione della sua vicenda esistenziale ed artistica.
Senza cadere nel folklore esotico, riprendendo suggestioni di Melville e il mito di Ero e Leandro nella versione ottocentesca ('Des Meeres und der Liebe Wellen' di F. Grillparzer), il film svolge un racconto tragico scandito sui temi dell'interdetto e della trasgressione, del desiderio e della morte: il desiderio, in conflitto coi rituali repressivi delle convenzioni socioculturali (di cui Hitu è incarnazione) e coi meccanismi alienanti del denaro (l'isola dei pescatori di perle), ne esce fatalmente sconfitto. La dialettica amore-destino, luce-ombra, superficie-profondo si regge su una serie di oggetti-simbolo (il fiore ibisco, la perla nera, la sagoma del pescecane, la lama del coltello, la sottile figura del sacerdote). L'esaltazione di Murnau per il plein air polinesiano e la bellezza dei corpi e degli atteggiamenti degli indigeni è filtrata attraverso un raffinato preziosismo chiaroscurale e una cultura figurativa memore di Gauguin e dello Jugendstil. (Enzo Capizzi da Dizionario del cinema americano)
L'anteprima è fissata per il 18 marzo 1931 a New York, ma Murnau non potrà parteciparvi: muore una settimana prima in un incidente d'auto a Santa Barbara. Al suo funerale parteciparono soltanto 11 persone, tra cui Greta Garbo, Robert J. Flaherty ed Emil Jannings, oltre a Fritz Lang, che pronuncerà l'orazione funebre.