Ciclo Pugliese
Introduzione
La Stazione
Regia: Sergio Rubini
Sceneggiatura: Umberto Marino, Sergio Rubini, Filippo Ascione
Fotografia: Alessio Gelsini Torresi
Musiche: Antonio Di Pofi
Montaggio: Angelo Nicolini
Scenografia: Carolina Ferrara, Luca Gobbi
Costumi: Carolina Ferrara, Luca Gobbi
Interpreti: Sergio Rubini (Domenico), Margherita Buy (Flavia), Ennio Fantastichini (Danilo)
Produzione: Domenico Procacci
Nazionalità: Italia
Anno: 1990
Durata: 92’
È una notte fredda. Piovosa. Siamo nella stazione pugliese di San Marco in Lamis (FG). Una splendida ragazza in abito da sera, Flavia, sta fuggendo da qualcosa. Forse da qualcuno. E infatti scappa da un uomo. Il suo fidanzato, Danilo: troppo attaccato al denaro. Innamorato più dei soldi che di lei. E in quella stazioncina di provincia, incappa nel Capostazione, Domenico, al quale tocca il turno di notte. Ma il primo treno utile parte la mattina, alle 6:20. E la giovane si ritrova sola nell'ufficio con lui. Nel frattempo irrompe Danilo. La vera storia comincia adesso...
È il film d'esordio di Sergio Rubini, tratto dalla commedia di Umberto Marino adattata da lui, dal regista e da Filippo Ascione.
Una nota: il finale della commedia è diverso da quello del film.
LaCapaGira
Regia: Alessandro Piva
Sceneggiatura: Andrea Piva
Fotografia: Giannerico Bianchi
Musiche: Ivan Iusco
Montaggio: Alessandro Piva, Thomas Woschitz
Scenografia: Maria Teresa Padula
Costumi: Francesca Leondeff
Interpreti: Dino Abbrescia (Minuicchio), Mino Barbarese (Pinuccio), Mimmo Mancini (Nino Carrarmato), Dante Marmone (Sabino), Paolo Sassanelli (Pasquale), Teodosio Barresi (Peppino), Nicola Pignataro (Nicola)
Produzione: Alessandro Piva e Umberto Massa per la KUBLA KHAN-MUNBUT
Nazionalità: Italia
Anno: 1999
Durata: 70’
Bari, gli ultimi brividi di un inverno molto freddo. Una banda della piccola malavita fruga nel giorno e nella notte della periferia, alla ricerca di un prezioso pacchetto spedito dai Balcani e destinato a non giungere mai alla sua ultima meta. Cosa contiene il pacchetto? Un materiale importante per i nostri personaggi; per lo spettatore, un passe-partout che apre le porte di un sottobosco cittadino frastagliato e sorprendente.
Bari è una città di frontiera, crocevia di ogni tipo di traffico. È qui che sono cresciuto ed è qui che si agitano alcuni dei miei turbamenti. Penso soprattutto al borgo antico; nella mia immaginazione è l'oscuro labirinto che può celare qualsiasi cosa, ma è anche il luogo dove la grande città mette a nudo il suo cuore di paese. E poi il dialetto. Le strade di Bari parlano orgogliose ogni giorno una lingua stretta e tagliente che risulta affascinante e poco penetrabile a chi, come me, è nato altrove. Forse per questo ho scelto di metterla al centro del film; per tentare di farla uscire dai vicoli, per sentirla in qualche modo più mia. (Alessandro Piva)
Nato nel '66 a Salerno, Alessandro Piva ha vissuto a Bari negli anni del liceo. Diplomatosi in montaggio al Centro Sperimentale di Cinematografia, ha lavorato come montatore per alcuni anni. Si è cimentato anche nella scrittura, conseguendo nel ’92 e nel ’93 la menzione speciale al Premio Solinas per sceneggiature. Ha girato diversi reportage e qualche cortometraggio.
LaCapaGira è il suo esordio nella regia di lungometraggio.
Sangue Vivo
Regia: Edoardo Winspeare
Sceneggiatura: Giorgia Cecere, Edoardo Winspeare
Fotografia: Paolo Carnera
Musiche: Gruppo Zoè
Montaggio: Luca Benedetti
Scenografia: Sabrina Balestra
Costumi: Antonella Cannarozzi
Interpreti: Pino Zimba (Pino), Lamberto Probo (Donato), Lucia Chiuri (Ada), Claudio Giangreco (Giovanni), Nico Cirasola (Nico)
Produzione: Maurizio Tini per Sidecar Films & Tv
Nazionalità: Italia
Anno: 2000
Durata: 95’
Sangue vivo racconta del rapporto tra Pino e Donato, due fratelli nell'aspra provincia leccese, divisi e straziati dall'accidentale morte del padre di cui Pino si sente responsabile, causa anche le accuse di Donato. Nonostante siano entrambi musicisti di talento, il bisogno di mantenere la madre, la moglie, i figli e Donato stesso obbliga Pino ad arrangiarsi con il contrabbando e l'immigrazione clandestina, nella speranza di avere un giorno soldi sufficienti a consentirgli, insieme al fratello, di guadagnare da vivere suonando. Ma i rovinosi contrasti tra i due li conducono per sentieri differenti: mentre Pino continua a far musica riscuotendo un discreto successo, Donato cerca rifugio nella droga, soffocando il suo talento e precipitando in un abisso che lo riversa nell'autodistruzione.
Nonostante il sapore anglosassone del cognome e il fatto di essere nato in Austria - a Klagenfurt, nel 1965 - Edoardo Winspeare è da considerarsi pugliese doc. Ha infatti sempre vissuto in un paese del Salento dal nome evocativo, Depressa, da cui si è allontanato per gli studi (Letteratura Moderna a Firenze) e per lavorare come fotografo in giro per il mondo. Si è diplomato alla Scuola di Cinema di Monaco, dove è stato operatore, montatore e tecnico del suono, assistente alla regia. Attaccatissimo alla terra in cui vive, tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio dei Novanta Winspeare ha girato diversi documentari, alcuni dei quali dedicati proprio alla Puglia (ad esempio San Paolo e la tarantola), con l'intento di farne conoscere la complessità culturale e storica, nonché il forte attaccamento della gente alle proprie tradizioni. Dopo il cortometraggio Piccola storia di un W.C (del 1989), è con Pizzicata, suo primo lungometraggio del 1996, che il giovane regista pugliese viene conosciuto e apprezzato anche a livello internazionale: la pellicola, infatti, è presentata in decine di festival, tra cui Berlino, Cannes, San Sebastian, Edimburgo, San Francisco, Spoleto, collezionando premi, targhe e riconoscimenti.
Il Ministero della Cultura tedesco aveva riconosciuto a Pizzicata il titolo di opera 'wertwoll', cioè 'preziosa'.