Triangoli Amorosi
Jules e Jim

Titolo originale: Jules et Jim
Regia: François Truffaut
Soggetto: tratto dal romanzo di Henri-Pierre Roché
Sceneggiatura: François Truffaut, Jean Gruault
Fotografia: Raoul Coutard
Montaggio: Claudine Bouché
Musiche: Georges Delerue (la canzone "Le tourbillon", interpretata da Jeanne Moreau, è di Boris Bassiak)
Scenografia e costumi: Fred Capel
Interpreti e personaggi: Jeanne Moreau (Catherine), Oskar Werner (Jules), Henri Serre (Jim), Marie Dubois (Thérèse), Vanna Urbino (Gilberte), Cyrus Bassiak (Albert), Sabine Haudepin (Sabine), Danielle Bassiak (la compagna di Albert), Kate Noëlle (Birgitta), Anny Nelsen (Lucie), Christina Warner (Helga), Bernard Largemains (Merlin), Michel Subor (voce narrante)
Produzione: Francia, 1962
Durata: 110 min
Il rapporto di profondo affetto che lega due amici, il francese Jim e l'austriaco Jules, viene bruscamente sconvolto dal folgorante incontro con Catherine, la donna della quale entrambi si innamorano. Ciò nonostante, né la comune passione né lo scoppio della Grande Guerra - che li vede su fronti contrapposti - riusciranno a dividerli...
«Uno dei più bei romanzi moderni che io conosca è Jules e Jim di Henri-Pierre Roché: vediamo, attraverso l'arco di un'intera esistenza, due amici e la donna che di entrambi è la compagna amarsi di un amore tenero e quasi senza screzi, in virtù di una morale estetica del tutto nuova e continuamente rimessa in discussione».
Il regista aveva scoperto il romanzo dell'anziano scrittore esordiente, ed allora sconosciuto, tra alcuni libri d'occasione a metà degli anni cinquanta. Truffaut pensa di realizzare Jules e Jim come suo primo lungometraggio, poi rimanda il progetto a causa della complessità dell'adattamento. Sul set dei Quattrocento colpi, dà da leggere il libro a Jeanne Moreau, che ne rimase entusiasta. «A quel punto», dice Truffaut, «presi dai "Cahiers" le foto della Moreau nei suoi ultimi film e le mandai a Roché, che mi scrisse: "Bisogna assolutamente che la conosca. Me la porti". Ma lui morì cinque giorni dopo avermi mandato questa lettera».
Jules e Jim, dice Truffaut, è un film d'amore «con l'idea che, non essendo la coppia un'istituzione sempre ben riuscita, sembra legittimo cercare una morale diversa, altri modi di vivere, sebbene siano tutti tentativi destinati a fallire».
«Jules e Jim aveva radici nascoste nella mia infanzia. Avevo un rapporto molto difficile con la mia famiglia, in particolare con mia madre, e solo qualche anno fa ho capito di aver fatto Jules e Jim per farle piacere e avere la sua approvazione. L'amore giocava un ruolo molto importante nella vita di mia madre e poiché I quattrocento colpi per lei era stato come una coltellata alla schiena, ho fatto Jules e Jim nella speranza di dimostrarle che la capivo».
François Truffaut
Domenica, maledetta domenica
Regia: John Schlesinger
Soggetto: Penelope Gilliatt
Sceneggiatura: Penelope Gilliatt
Fotografia: Billy Williams
Montaggio: Richard Marden
Musiche: Ron Geesin
Scenografia: Luciana Arrighi, Norman Dorme
Interpreti e personaggi: Peter Finch (Dr. Daniel Hirsh), Glenda Jackson (Alex Greville), Murray Head (Bob Elkin), Peggy Ashcroft (Mrs. Greville), Tony Britton (George Harding), Maurice Denham (Mr. Greville)
Produzione: Regno Unito, 1971
Durata: 110 min
Bob Elkin, giovane scultore, ha una storia con una donna divorziata, Alex Grenville (Jackson). Cosa che non gli impedisce di avere anche una relazione con un medico di nome Daniel Hirsch (Finch). Lo strano triangolo precipita nel momento in cui Bob decide di abbandonare entrambi per andare a provare il suo talento in America. Alex e Daniel si adattano, tristemente, alla nuova situazione.
Considerato da molti il capolavoro del regista (sicuramente è uno dei capolavori del cinema inglese di quel periodo e certamente quello in cui la natura dei personaggi e l’ambiente che li circonda, si fondono meglio diventando davvero complementari l’una dell’altro), è una pellicola di straordinaria eleganza formale, rigorosissima nell’impostazione, raffinata nella realizzazione, che controlla con mirabile equilibrio, il tono tormentato di una storia sospesa fra introspezione psicologica e sociologica precisione dei particolari.
Casablanca
Regia: Michael Curtiz
Soggetto: Murray Burnett, Joan Alison (opera teatrale)
Sceneggiatura: Julius J. Epstein, Philip G. Epstein, Howard Koch
Fotografia: Arthur Edeson
Montaggio: Owen Marks
Musiche: M.K. Jerome, Jack Scholl, Max Steiner (musiche originali), Herman Hupfeld ("As Time Goes By")
Scenografia: Carl Jules Weyl
Interpreti e personaggi: Humphrey Bogart (Rick Blaine), Ingrid Bergman (Ilsa Lund Laszlo), Paul Henreid (Victor Laszlo), Claude Rains (Capitano Louis Renault), Conrad Veidt (Maggiore Heinrich Strasser), Sydney Greenstreet (Signor Ferrari), Peter Lorre (Guillermo Ugarte), S.Z. Sakall (Carl), Madeleine LeBeau (Yvonne), Dooley Wilson (Sam)
Daniel Day Lewis:
Produzione: USA, 1942
Durata: 102 min
Il triangolo amoroso e il locale più celebri della storia del cinema. Durante la seconda guerra mondiale, al Rick’s Bar di Casablanca, gestito da Rick Blaine (Bogart), c’è di tutto: musica, risse, seduzione, gioco d’azzardo, amore, patriottismo, spionaggio, ufficiali francesi (come il capitano Renault [Rains]) e tedeschi. E l’atmosfera si fa ancora più tesa quando vi compaiono Victor Laszlo (Henreid), eroe della Resistenza, e la moglie Ilse (Bergman), in cerca di due “lettere di transito” per lasciare il Marocco: ci penserà Rick a procurarle, riscoprendo dentro di sé quell’impegno morale che una patina di cinismo sembrava aver fatto scomparire.
Un film che ormai è leggenda al di là di qualsiasi considerazione estetica, con un Bogart mitico nella parte che in origine doveva essere di Ronald Reagan. Come ha scritto Umberto Eco, “quando tutti gli archetipi irrompono senza decenza, si raggiungono profondità omeriche. Due cliché fanno ridere, cento commuovono”. Candidato a otto Oscar, ne ottenne tre: miglior film, regia e sceneggiatura (…) Entrata nel mito anche l’esecuzione di As Time Goes By da parte di Dooley Wilson.
(Il Mereghetti. Dizionario dei film)
“Non ebbi mai grande talento nel scegliere i film per me stessa, nonostante sognassi di essere abbastanza indipendente e famosa per farlo. Un film che non avrei mai scelto fu proprio Casablanca e invece è il mio film più amato e più noto. Ovunque vada, la gente mi chiede o mi parla di Casablanca” (…) “Quando cominciammo Casablanca nessuno di noi sapeva in che direzione stavamo andando. Davvero. Persino gli sceneggiatori non sapevano cosa sarebbe successo, perché non avevano ancora finito di scrivere. Non avevano ancora deciso. Il disagio si avvertiva nell’aria. Scoppiarono parecchio litigi (…) Era già una fortuna sapere quale sarebbe stata la nostra parte per quel giorno. Chi sarebbe sopravvissuto? E chi sarebbe morto? Quel che volevo sapere era quale dei due uomini avrei scelto. Ero convinta che, sapendolo, avrei interpretato Ilsa in modo diverso. Ero certa che nessuno me l’avrebbe detto perché avevano deciso che non avrei dovuto saperlo, visto che, secondo loro, così avrei recitato meglio. L’idea non mi piaceva affatto. Seppi solo tempo dopo che nessuno mi comunicava la decisione solo perché nemmeno loro riuscivano a prenderla”.
(Ingrid Bergman in C. Chandler, Ingrid Bergman, Milano, Frassinelli, 2007)