À la carte
À la carte (Cucina USA)
L'ultimo spettacolo (The Last Picture Show) USA 1971
REGIA: Peter Bogdanovich
ATTORI: Timothy Bottoms, Jeff Bridges, Ben Johnson, Cybill Shepherd, Ellen Burstyn, Cloris Leachman, Eileen Brennan, Randy Quaid, Sam Bottoms, Clu Gulager
TRAMA: 1951, in una piccola città del Texas. Il vecchio proprietario del cinema muore e lascia il locale al giovane Sonny che si trascina annoiato tra un'amante quarantenne e l'amicizia protettiva con un ritardato mentale. È una metafora intrisa di tristezza sulla fine di un cinema e di una generazione. Brillante e toccante tranche de vie nel Texas. B. Johnson e C. Leachman vinsero un Oscar. Ottimo bianconero di Robert Surtees. Sceneggiato dal regista con Larry McMurtry, autore del romanzo omonimo.
Cinque pezzi facili (Five Easy Pieces) USA 1970
REGIA: Bob Rafelson
ATTORI: Jack Nicholson, Karen Black, Susan Anspach
TRAMA: Pianista vagabondo e sradicato torna a casa dopo una lunga assenza per l'ultimo saluto al padre, ma l'atmosfera lo soffoca come una ragnatela. Guidato dall'istinto di vita, si rimette in strada senza bagagli. Uno dei migliori film americani degli anni '70. Racconto di scontento, non di contestazione. Analisi di un'inquietudine, non di un dubbio. Film della coscienza infelice, è ricco di finezze psicologiche e paesaggistiche. Scritto da Adrien Joyce, pseudonimo di Carole Eastman.
Getaway! (The Getaway) USA 1972
REGIA: Sam Peckinpah
ATTORI: Steve McQueen, Ali MacGraw, Ben Johnson, Bo Hopkins, Al Lettieri, Sally Struthers, Slim Pickens
TRAMA: Evaso dal penitenziario, rapinatore si ricongiunge alla moglie, compie un grosso colpo e con lei si rifugia nel Messico. Violento, amorale, stringato, ricco di eccessi e di tensione, questo film d'azione sulle imprese di una coppia criminale, reciprocamente infedele ma unita, è un efficace compromesso tra le ambizioni di S. Peckinpah e il divismo di S. McQueen.
Sceneggiato da Walter Hill su un romanzo di Jim Thompson (1959).
Minnie e Moskowitz (Minnie and Moskowitz) USA 1971
REGIA: John Cassavetes
ATTORI: Gena Rowlands, Seymour Cassel, Katherine Cassavetes, Val Avery, Timothy Carey
TRAMA: Incontro tra due solitudini, una love story tra un guardiamacchine (brutto, rozzo, estroverso, sensibile, tenero) e un'impiegata (bella, colta, inibita con una disponibilità alla sofferenza quasi petulante). Contano i personaggi più che la storia. Con gli elementi consueti del suo cinema (tecnica dello psicodramma-confessione; largo margine di improvvisazione agli attori, braccati da vicino dalla cinepresa) c'è il tema del rapporto tra vita e illusione, realtà e finzione con omaggi a Humphrey Bogart e a 2001: Odissea nello spazio.
À la carte (Francia)
French Cancan (Francia 1954), COl. '104
REGIA: Jean Renoir
ATTORI: Jean Gabin, Françoise Arnoul, Maria Felix, Gianni Esposito, Valentine Tessier, Édith Piaf
TRAMA: Parigi 1900: Danglar, proprietario del Moulin Rouge a Montmartre, s'innamora di Ninì, commessa di lavandaia, e ne fa una ballerina di successo, nonostante la gelosia dell'amante e i contrasti col suo socio in affari. È il film di un vecchio pieno di vita che può guardare gli uomini e le loro passioni con lo sguardo distaccato di un saggio che l'esperienza ha reso un po' cinico.
È un omaggio al music-hall come La carrozza d'oro lo era alla Commedia dell'Arte e segna una data nella storia del cinema a colori, e non soltanto per i suoi riferimenti agli Impressionisti (Renoir, Degas, Toulouse-Lautrec). Il cancan finale è una straordinaria sequenza che supera quella analoga di Moulin Rouge (1952) di John Huston.
Il piacere (Le plaisir) Francia 1951, BN '97
REGIA: Max Ophüls
ATTORI: Claude Dauphin, Gaby Morlay, Jean Gabin, Madeleine Renaud, Ginette Leclerc, Danielle Darrieux, Jean Servais, Simone Simon, Daniel Gélin
TRAMA: Secondo film francese di M. Ophüls dopo il suo rientro da Hollywood (1946-49), tratto da 3 racconti di Guy de Maupassant, narrati dallo scrittore (voce originale di J. Servais). Il piacere è confrontato con la vecchiaia (La maschera), la purezza (La casa Tellier), il matrimonio (La modella). “La felicità? La felicità non è allegra” è la battuta finale che ne riassume il senso. La masque è un esercizio di regia d'alta classe, ricco di temi e risvolti. La maison Tellier è una vetta nel cinema di Ophüls: una trasposizione di Maupassant eguagliata soltanto dal Renoir di Une partie de campagne. Raramente una intera e complessa storia d'amore era stata condensata così felicemente in 20 minuti come nel terzo episodio. Accolto freddamente e senza successo quando uscì (attaccato dai benpensanti per il secondo episodio “scandaloso”), fu rivalutato negli anni '60. Raffinato sino al virtuosismo, l'inconfondibile stile di Ophüls consegue “l'ideale conciliazione tra l'impressionismo francese e il barocco germanico”. Scene di Jean d'Eaubonne e Jacques Guth; costumi del russo Georges Annenkov; musiche su temi di Offenbach. La fotografia è di C. Matras nel primo e terzp ep., di Ph. Agostini nel secondo.
I diabolici (Les diaboliques) Francia 1954, BN '114
REGIA: Henri-Georges Clouzot
ATTORI: Simone Signoret, Véra Clouzot, Charles Vanel, Paul Meurisse, Michel Serrault
TRAMA: Moglie e amante di un direttore di collegio si mettono d'accordo e lo affogano nella vasca da bagno. Ma il cadavere scompare e i colpi di scena non si contano. Con un ottimo ritmo e una suspense ininterrotta, questo dramma criminale si srotola attorno alle due bravissime protagoniste, lo spettatore è con loro, attento e partecipe. Tratto dal romanzo Celle qui n'était plus (1952) di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, ha il torto di puntare troppo sulla sorpresa. Il gioco è abile, ma il giocatore bara. Rifatto a Hollywood come Diabolique nel 1996. Premio Delluc 1955.
Diario di un ladro (Pickpocket) Francia 1959, BN '75
REGIA: Robert Bresson
ATTORI: Martin Lassalle, Marika Green, Pierre Leymarie, Jean Pélegri, Kassagi, Pierre Étaix, Dolly Scal
TRAMA: Michel, giovane intellettuale parigino, diventa borsaiolo per vizio, passione, orgoglio, gusto del rischio, ma si lascia toccare dall'amore di una ragazza madre. Bresson riprende l'espediente del diario di "Le Journal d'un curé de campagne (1950)" per fare un film ancor più ascetico, limpido e misterioso, spoglio eppur prezioso, freddo come un diamante, che lascia libero lo spettatore nell'interpretazione, anche del finale. L'azione è frazionata in piccoli blocchi racchiusi in sé stessi che creano un tempo narrativo speciale, aderente al protagonista e alla sua solitudine, ai confini con misticismo o follia. Straordinarie le sequenze sulla tecnica del borseggio. Musiche di J.-P. Lulli. Corse voce che i dialoghi fossero stati scritti o revisionati da J. Cocteau, ma nessuna prova ha confermato la leggenda. Non distribuito in Italia. Il titolo italiano è quello dell'edizione italiana passata in TV nel 1965.
À la carte (Menu spagnolo)
Che ho fatto io per meritare questo? (¿Qué he hecho yo para merecer esto?) Spagna 1984, '99
REGIA: Pedro Almodóvar
ATTORI: Carmen Maura, Luis Hostalot, Gonzalo Suarez, Kiti Manver
TRAMA: Madre di un quattordicenne spacciatore e di un dodicenne omosessuale, casalinga infelice e domestica a ore, uccide il marito manesco. Pensa al suicidio, ma la salva l'intraprendente figlio piccolo. Quarto film di P. Almodóvar e uno dei più neri nella sua mescolanza di realismo e surrealismo, dramma e grottesco, comico e melodrammatico, con Carmen Maura, ispanica Magnani. Originale, sensibile, sarcastico, divertente.
Cria cuervos (Cría cuervos...) Spagna 1975, '110
REGIA: Carlos Saura
ATTORI: Ana Torrent, Geraldine Chaplin, Conchita Perez, Monica Randall, Maite Sanchez Almendros, Hector Alterio
TRAMA: ormai donna, Ana ricorda la sua infanzia di venti anni prima. Si rivede legata da un profondo affetto alla madre, morta poi di un mae incurabile, mentre odiava a tal punto il padre - un ufficiale franchista infedele alla sua povera moglie - da volerlo avvelenare. Rimasta finalmente orfana, viene accudita insieme alle sorelline dalla zia, altrettanto poco amata. Nel sonno sogna di avvelenare pure lei ...
Memorabile interpretazione della piccola Ana Torrent dai grandi occhi, mostro di bravura. Ebbe successo anche la canzone “Porqué te vas”. Premio speciale della giuria a Cannes 1976. Il titolo richiama a un proverbio ispanico: “Alleva corvi e ti beccheranno gli occhi.”
Tristana (Tristana) Spagna-Francia-Italia 1970, '105
REGIA: Luis Buñuel
ATTORI: Catherine Deneuve, Fernando Rey, Franco Nero, Lola Gaos, Antonio Casas, Jesús Fernández
TRAMA: A Toledo nel 1929 un'orfana viene affidata a un anziano tutore che ne fa la sua amante. Innamoratasi di un pittore fugge con lui, si ammala, perde una gamba attaccata dalla cancrena, ritorna e accetta di sposare il vecchio. Gliela farà pagare. Tratto, come Nazarín, da un romanzo (1892) di Benito Pérez Galdós, è la storia impietosa di una liberazione mancata e di un'opera di corruzione in cui la vittima, imparata la lezione di ipocrisia e crudeltà, si trasforma in carnefice. “La complessità stilistica si riflette ... nella poliedricità dei due personaggi principali” (G. Tinazzi). Soltanto una sequenza onirica in questo film ammirevole per la calma lentezza della sua concisione che, nella trasparenza di un equilibrato e oggettivo classicismo, stimola, affascinandola, la curiosità dello spettatore.
I lunedì al sole (Los lunes al sol) Spagna-Francia-Italia 2002, '113
REGIA: Fernando León de Aranoa
ATTORI: Javier Bardem, Luis Tosar, José Angel Egido, Nieve De Medina, Enrique Villén, Celso Bugallo, Joaquin Climent, Aida Folch
TRAMA: Come dice il titolo di perfida ironia, i lunedì al sole sono quelli di quattro operai dei cantieri navali di Vigo (Galizia, Spagna del nord), rimasti senza lavoro a causa della riconversione industriale. Chi si arrangia, chi si rode, chi si ribella, chi si umilia, chi soccombe. Ma, ciascuno a suo modo, in tutti c'è il nocciolo di una dignità non soffocata. Al suo terzo lungometraggio, il giovane regista madrileno (1968) mette a segno un colpo difficile: raccontare con leggerezza persino proterva e in toni agrodolci, lontano dalla retorica ma non dalla tenerezza, l'amarezza della disoccupazione. “Più che a un fratello arrabbiato di Ken Loach, si pensa a Guédiguian e alla sua Marsiglia.” (A. Fittante).
Primo premio al Festival di San Sebastian 2002.
À la carte (Menu russo)
Arca russa (Russkij kovceg) Russia 2002, 96'
Regia: Aleksandr Sokurov
Attori: Sergej Dontsov, Mariya Kuznetsova, Leonid Mozgovoj, Anna Aleksakhina
Trama: tra arte e Storia, uno straordinario viaggio senza tempo.
Nel diciannovesimo secolo, a San Pietroburgo, un francese si appresta a visitare l'Ermitage, il più celebre palazzo/museo del Paese. Improvvisamente, tra le magnifiche stanze dell'edificio, i protagonisti di duecento anni di Storia russa rivivono come fantasmi...
Un cineasta importante, discusso, impegnativo, per una pellicola seducente, irritante, sorprendente. Un esercizio di regia, un viaggio nell'arte, un reportage dalla Storia. Tutto guardato "in diretta", senza stacchi, in un unico piano-sequenza in soggettiva che dura quanto il film. Nostalgia, sogno, memoria, oblio, lontananza, ricordo, malinconia: magico Sokurov.
Brother (Brat) Russia 1997, 96'
Regia: Aleksej Balabanov
Attori: Sergei Bodrov jr, Viktor Sukhoroukov, Svetlana Pismichenko, Mariya Zhukova, Yuri Kuznetsov
Trama: Danila torna a casa dopo aver militato nell'esercito russo. Visto che la vita al paese è priva di prospettive, l'anziana madre lo convince a recarsi a San Pietroburgo dal fratello Viktor. Sembra infatti che costui abbia fatto fortuna. Ben presto Danila capisce che Viktor è un killer al soldo della mafia e subito si schiera al suo fianco. Soprattutto quando viene a sapere che il fratello è nel mirino di un boss che vorrebbe eliminarlo.
Balabanov ha girato un film nero, tetro e angoscioso. Premiato a Cannes nella sezione "Un certain regard", ha ricevuto a Torino il premio speciale della giuria. Nel 2000 il regista ha girato il sequel: "Il fratello grande".
Il ritorno (Vozvraschenye) Russia 2003, 111'
Regia: Andrei Zvyagintsev
Attori: Vladimir Garin, Ivan Dabronrdvav, Konstantin Lavronenko
Trama: Da una domenica all'altra. La vita di due fratelli è sconvolta dall'arrivo inatteso di un padre che aveva lasciato la famiglia undici anni prima e che li porta in gita in auto sul lago Ladoga, non lontano da San Pietroburgo. Ne nasce un rapporto conflittuale di conoscenza reciproca. 1° lungometraggio di un regista siberiano che, oltre al Premio Opera Prima, vinse il Leone d'oro a Venezia 2003, 41 anni dopo L'infanzia di Ivan di Andrej Tarkovskij. Il più piccolo dei due fratelli si chiama Vanja, diminutivo di Ivan: è lui al centro dell'azione di cui il padre è il motore. "Non ci sono né simboli né metafore. Due ragazzini vanno sull'isola col padre: non è una metafora, è una storia che appartiene alla vita" (A. Zvyagintsev).
Tre piccoli omicidi (Tri istorii) Russia-Ucraina 1997, 105'
Regia: Kira Muratova
Attori: Sergej Makovetskij, Leonid Kushnir, Renata Litvinova, Jan Daniel, Oleg Tabakov
Trama: Il delitto perfetto in tre storie surreali. Film in tre episodi. Nel primo un attore, in evidente stato catatonico, va da un vecchio amico che lavora come fuochista. Porta con sé un baule in cui trasporta il corpo della vicina che ha appena ucciso e chiede all'amico di cremarla. Nel secondo Ofelia, una bella infermiera, decide di votare la sua vita allo scopo di diventare la responsabile degli archivi segreti dell'ospedale, per scoprire il nome della madre che l'abbandonò in fasce e vendicarsi. L'ultimo racconto vede una bimba avvelenare il vecchio nonno paralitico, che ha ormai perso ogni fiducia nel mondo.
C'è una dolente sensazione di lucida follia che proviene dalle opere della Muratova. Cinico e spietato, "Tre piccoli omicidi", ambientato in una severa Odessa, descrive un mondo diventato un girone infernale, abitato da personaggi che non sono più in grado di provare sentimenti e che non riescono più a gestire il loro male di vivere. Il tutto avvolto in una straordinaria visione pittorica che crea un mondo alla Arcimboldo.