I basilischi
Regia: Lina Wertmüller
Soggetto: Lina Wertmüller
Sceneggiatura: Lina Wertmüller
Montaggio: Ruggero Mastroianni
Fotografia: Gianni Di Venanzo
Scenografia: Antonio Visone
Musiche: Ennio Morricone
Interpreti e personaggi:
Interpreti e personaggi: Antonio Petruzzi (Antonio), Stefano Satta Flores (Francesco), Sergio Ferrannino (Sergio), Luigi Barbieri (padre di Antonio), Flora Carabella (Luciana Bonfanti), Mimmina Quirico (zia di Antonio), Enzo Di Vecchia (l'amico), Marisa Omodei (Cicci D'Andrea), Manlio Blois (il proprietario terriero), Enzo Mitolo, Rosanna Santoro, Rosetta Palumbo
Produzione: Italia, 1963
Durata: 84'
I basilischi sono i giovani della provincia del Sud Italia, che, come lucertole al sole, passano le giornate apatici e svogliati su e giù per il paese o al circolo senza un vero obiettivo, un ideale, una prospettiva di vita.
“Era il 1961. Stavo andando con Tullio Kezich a trovare Francesco Rosi sul set di Salvatore Giuliano. Prima di giungere sul posto dove si girava il film, decidemmo di fare un giro in Puglia per visitare alcune cattedrali. Volli passare per Palazzo San Gervasio, il paese natale di mio padre. Fu per me la scoperta di un mondo, di quella parte d’Italia tagliata fuori dalle rotte delle tante guerre e dalla Storia”. Lina Wertmuller racconta così le sue origini lucane e la scoperta della sua terra. “Mi aveva fatto un grande effetto vedere i miei zii, i miei cugini e lo stile di vita che conducevano in quella terra del profondo Sud”.
Lina raccontò le sue impressioni a Tullio Kezic: “Perché non scrivi questa storia? Se ne potrebbe fare un film insolito sul Sud”, le disse il critico. “La scrivo”, replicò Lina. Tornata a Roma impiegò una settimana a scrivere la storia e le sue emozioni provate nella Basilicata dei suoi avi. Quel copione piacque, ma non c’erano fondi. Racconta la Wertmuller che per un’opera prima servivano, all’epoca, circa 100 milioni. Per girare I Basilischi ne furono trovati 34. La troupe era quella che aveva girato, con Fellini Otto e mezzo; per risparmiare chiamò amici e conoscenti a recitare, al fianco di Clarabella Mastroianni e Stefano Satta Flores.
“A Palazzo San Gervasio non c’erano alberghi o pensioni – scrive ancora la regista nella sua biografia – non sapevamo dove far alloggiare la troupe e i collaboratori”. Si fecero prestare gratuitamente una casa del paese che l’Inps aveva appena realizzato per i contadini. “Lì organizzammo la nostra pensione: al primo piano c’erano le camere da letto, al pian terreno una piccola buvette”. “Per me la sconosciuta Basilicata nella quale mi apprestavo a girare il mio primo film era stata fin dall’infanzia la favolosa “Terra dei Re”, lontana, come lontani erano pure quei nonni dai roboanti nomi di mitici baroni svizzero-tedeschi. Ora scoprivo la verità: era una terra dove vivono uomini piccoli e forti come tronchi d’olivo e donne dal volto greco e con gli occhi saraceni, dentro case bianche di calce e grigie di pietre. Una terra ricca di leggende misteriose”.
“Probabilmente ho sentito l'attrazione per tutto ciò, data la mia natura ottimistica, energetica, esuberante, in contrappeso al sonno, all'apatia e alla remissività meridionali. Amo il Sud (sono nata a Roma; la mia discendenza di famiglia è svizzera) profondamente; la mia contemplazione è, pertanto, critica: non fine a se stessa, estetizzante. (…)
Gli attori, in questo caso, dovevano essere fisicamente fusi col loro ambiente naturale. Dopo 6 mesi di ricerche per i ruoli principali ne ho trovato uno a Bari, uno a Napoli e uno a Roma, perfettamente meridionali, bravissimi e disciplinati. Li ho scelti col fine di vedere sui loro volti tutta la "sonnolenza" del Sud: il retaggio di 150 anni di influenza spagnola e 90 di influenza borbonica.“